L’amore vero

“Dio è amore; e chi vive nell’amore, ha Dio presente in lui” (I Giovanni 4, 16).
Questa è una massima che vale per tutti; compresi, quindi, pure i non cristiani. Però,… quali sono le caratteristiche del vero amore?
A tal proposito, il santo curato d’Ars era solito dire: “Si giunge al vero amore, solamente quando si comincia ad amare anche ciò che costa”.
Ma se vogliamo considerare come di norma viene vissuto ciò che è ritenuto amore, dobbiamo ammettere che la via dai più percorsa risulta veramente del tutto “contromano” rispetto alla bella frase di cui sopra!
Vale a dire che quando con irritante cronicità iniziano ad emergere gli inevitabili difetti, ai quali si è poi eventualmente costretti ad aggiungere la dolorosa constatazione dell’insorgenza di ricorrenti tendenze del partner verso evasioni di vario genere ed anche talvolta accompagnate da qualche fugace tradimento, ecco che allora si sente svanire l’amore: un amore che, appunto, è ormai divenuto “troppo pesante” da sostenere.
“Eravamo innamorati,” – allora, normalmente, si dice – ma ora non lo siamo più!”. E a questo punto, però, penso sia opportuna – anzi persino doverosa – la seguente precisazione: “L’innamoramento non è l’amore, bensì ne forma solo l’inizio”.
Durante la fase dell’innamoramento, infatti, sempre si può avvertire tutto un insieme di sensazioni psicofisiche che – quale effetto primario – rendono i partner pressoché reciprocamente “indispensabili”; ossia entrambi si convincono di essere assai importanti, praticamente insostituibili, sia nella loro considerazione che, di conseguenza, nella vita l’uno dell’altro.
E questo offre, a livello personale, un’enorme gratificazione; poiché – in definitiva – ci si sente proiettati in una dimensione, dove ogni sogno o miraggio di felicità sembrano davvero poter divenire autentica realtà.
Ma occorre tener presente che la creatura umana – non potendo sfuggire all’universale processo evolutivo – è anch’essa inevitabilmente soggetta, tanto nel corpo quanto nello spirito, a continue mutazioni: tutto cambia, tutto passa… Tranne, però, proprio l’amore!   Il quale può, dunque, rimanere; ma solo se riesce a custodire in sé le caratteristiche dell’amore vero: quello pregno di gratuità, di tolleranza, di fedeltà, di perdono; e che pertanto è, oltretutto, l’unico che può meritarsi il sacro sigillo dell’indissolubilità.
Ed ecco allora che per poter riuscire ad  amare in tale modo, garanzia nel presente – e soprattutto nel futuro – di felice e permanente unità, ci risulta davvero indispensabile il ritrovarci sempre profondamente inseriti nell’eterno Amore; facendo quindi e anzitutto del nostro meglio per “vivere in Dio”, nella sua grazia.
Infatti, non è certo per caso che troviamo pure scritto nel Salterio: “Concedi a noi di rimanere sempre nel tuo amore, per non essere divisi gli uni dagli altri”. 

Paolo Morandi

5 pensieri su “L’amore vero

  1. Ciao Paolo,
    hai scritto proprio un bel inno all’amore vero, anzi una vera e propria definizione. Concordo in tutto. Aggiungerei soltanto che il Vero amore è quel dono di cui siamo tutti costituiti; perché è l’unica vera dimensione di cui la vita è formata, intrisa, costituita… Il trovarsi con la propria “dolce metà” equivale ad avvertire quella voglia di completezza, che ti realizza e che avviene col dono totale di sé.
    Ma purtroppo il mondo d’oggi banalizza l’amore, relegandolo alla dimensione del capriccio consumistico “usa e getta” e proponendo persino forme alternative che proprio non possono rientrare nel programma divino della Vita eterna. Trovare il senso del vero amore significa – infatti – affidarsi totalmente a Dio, che ha compiuto e continua a compiere le meraviglie della creazione; e amare equivale, quindi, pure a completare e a rinnovare di continuo la creazione concepita dal Signore.
    Salutissimi

  2. Oggi, leggendo il Vangelo del giorno, ho notato – a tal proposito – un bellissimo commento della beata madre Teresa di Calcutta.
    Un abbraccio a te, Paolo; e a te, Patrice.

    Meditazione del giorno – Chiamati a scegliere di amare e di essere amati…
    “Tutti noi siamo capaci di fare il bene, come di fare il male. Non siamo nati cattivi: ognuno ha in sé qualcosa di buono; alcuni lo nascondono, altri lo trascurano, ma la bontà c’è.
    Dio ci ha creati per amare ed essere amati: scegliere una via o l’altra è una specie di test inviatoci da Lui. Trascurare di amare può facilmente portarci a dire di sì al male e poi non possiamo sapere fin dove questo potrà condurci.
    Ma abbiamo, comunque e sempre, il potere di superare ogni difficoltà con la preghiera! Se infatti ci rivolgiamo a Dio, diffondiamo la gioia e l’amore su tutti coloro che ci circondano; se il male però si impadronisce di noi, è quest’ultimo – invece – che diffondiamo attorno a noi.
    E pertanto, se ci troviamo accanto a qualcuno che percorre la via del male, facciamo di tutto per aiutarlo e per mostrargli che – ciò nonostante – Dio si prende ancora cura di lui. Preghiamo, dunque, intensamente affinché anche lui riscopra la preghiera: riveda Dio dentro di sé e lo possa ritrovare negli altri.
    In definitiva, abbiamo quindi bisogno di amare e di essere amati: è così semplice che non si dovrebbe ricorrere a chissà quale battaglia per arrivarci”
    (Madre Teresa di Calcutta, fondatrice delle Suore Missionarie della Carità, 1910-1997).

  3. Concordo pienamente!… Sono proprio i momenti di difficoltà, in cui uno deve fare una scelta: continuare a seguire l’Amore o rinunciarvi, non è tanto la consapevolezza della scelta (che purtroppo, quando la divisione è già presente in noi, non si riesce più a vedere) quanto l’agire; ovvero avere quella forza dell’anima – e, di conseguenza, del proprio comportamento – che ti porta poi a vedere ciò che sembrava impossibile… alla pienezza dell’immensamente possibile!!!

  4. A proposito della bella frase del santo curato d’Ars…
    Guardando a Cristo sofferente, inchiodato dai nostri peccati, possiamo ben comprendere a quale amore siamo chiamati e a quale amore dobbiamo tendere! Senza dubbio il Signore, non sempre ci vuole martiri nel corpo; ma un certo martirio del cuore e dello spirito ci risulta più o meno inevitabile, quanto efficace, in questa “valle di lacrime”.
    Talvolta si tratta di un martirio molto lungo e, per certi versi, assai più penoso della sofferenza corporale; poiché quest’ultima può essere attenuata e sconfitta… Ma le pene, che ci portiamo dentro il cuore, sono sempre le più gradite al Signore: se offerte a Lui, e unite ad una costante preghiera, sanno ottenere anche miracoli.

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